Una Notte sul Monte Calvo e Ave Maria


Anno: 1940 - Nazionalità: USA - Genere: Animazione/Musical - Regia: AA.VV.

Musorgskij e Schubert non fecero in tempo a incontrarsi di persona. Musorgskij nacque nel 1839, circa dieci anni dopo la morte di Schubert. Eppure le loro arti si sono incontrate, mescolate e fuse in un'opera piena di senso. Un senso nuovo, indubbiamente, forse diverso da quello che, in origine, volevano esprimere i due autori, ma comunque un senso drammatico, cioè costruito grazie all'azione scenica.

Musorgskij e Schubert fecero scontrare, rispettivamente, Una Notte sul Monte Calvo e l'Ave Maria (sulle cui origini poco religiose tanto ci sarebbe da dire) nel film Disney Fantasia.
Fantasia (il primo, unico e inimitabile) segna un momento altissimo per la casa di produzione che, forse, all'epoca badava molto meno a target e logiche di marketing, riuscendo a creare opere parecchio complesse. Fantasia, infatti, è un'opera complessa che ci mette di fronte ad un fatto incontrovertibile: immagine e suono formano senso. L'immagine e la musica di Fantasia sono utilizzate quasi seguendo le teorie di Ejzenstejn - la tensione tra significanti diversi esplode giungendo a un significato che trascende i significanti dati, il tutto conduce ad un senso che vive dentro la forma, a un contenuto che non è altro che un cum-tenere, cioè tenere assieme tutti gli elementi della costruzione scenica (colori, segni e suoni montati). In Fantasia, sempre per parlare alla Ejzenstejn, c'è una continua estasi, intesa come movimento ex-statico: ogni cosa esce fuori da sé e dà vita a qualcos'altro.



Fantasia mette in mostra visivamente la complessa teoria di Ejzenstejn. Basti ricordare le infinite sequenze marine, in cui si gioca coi pesci e con le luci, sempre pronti a svelare forme nuove; e così avviene con la lunghissima sequenza dell'origine della terra (geniale!) in cui si mostra la trasformazione del pianeta e delle sue specie in un continuo dissolversi di elementi e nella creazione di altri.

E poi c'è il finale. Un finale maestoso e potente, bellissimo. Presumibilmente siamo sul Monte Calvo. Un monte, appunto. Ma appena calano le tenebre sulle sue cime, il monte si sveglia, le cime diventano ali e dentro le ali c'è il diavolo (il disegno e il suo senso, quindi, mutano continuamente). La notte sul Monte Calvo non è che il risveglio di morti, demoni e spiriti, in un turbinio horror di emozioni portate all'eccesso. Qui, i disegnatori giocano con le cromie, creando piccole chiazze di colori accesissimi in mezzo al blu notte imperante del diavolo. I colori danno forma alle cose (anche questa è di Ejzenstejn) e non il contrario (non riempiono, cioè, semplicemente un disegno già tracciato); i colori dipingono l'inquadratura e poi la sequenza, si mescolano e, così, un diavoletto può mutare in tre grazie di fuoco danzanti, che a loro volta tramutano ancora in piccoli animaletti demoniaci e notturni. Il diavolo nascosto nella montagna è un demiurgo che si diverte a creare e distruggere forme con ciò che di più profondo vi è nella terra.



E poi arriva il colpo di genio.

I rintocchi delle campane. Musorgskij sfuma in maniera naturale e si tramuta in Schubert, tanto che le due opere sembrano indistinguibili ed è difficile capire dove finisca una e inizi l'altra.

Probabilmente, è la messa delle cinque del mattino. Con i primi raggi del sole, il diavolo si rintana e ritorna ad essere montagna. Tanti piccoli esseri si muovono con le loro lanterne e le loro fiaccole verso la chiesa. Ma, nel nuovo scenario azzurro, verde, verdeacqua e giallo, non vi è alcuna chiesa né un dio. Si intravede appena quella che può essere una monofora a sesto acuto da cui la macchina da presa esce dopo una lunga e lenta carrellata - ma nulla di più: ci sono solo uomini e donne e la loro luce. L'Ave Maria, allora, più che un canto religioso, diventa un modo tutto umano - perché la musica è un miracolo umano - di scacciare le paure e le tenebre che ognuno porta dentro di sé - che abbiano forma di un diavolo, di una montagna o di un fantasma. Ad accompagnare l'Ave Maria di Schubert c'è solo l'umanità che va avanti da sola e che da sola cerca di darsi speranza - e che da sola cerca di accendere più luci che può.

Commenti

Maria D'Asaro ha detto…
Veronica, sei bravissima! Per me Fantasia è ineguagliabile. Tu, citando Eisenstein e il significato etimologico di estasi, mi hai fatto capire meglio perchè. Grazie.
Vele Ivy ha detto…
Adoro questo film, e non potrò mai dimenticare la prima volta che l'ho visto. Avevo circa 10 anni e all'epoca l'avevano trasmesso nuovamente al cinema. Mi sono ritrovata davanti ad un'opera grandiosa che ha saputo incantare i miei occhi di bambina... e ogni volta che lo riguardo, ritorno ad incantarmi come allora.
In particolare, mi aveva colpito la "Fantasia pastorale" e, appunto, "Una notte sul Monte Calvo". Penso davvero che sia un capolavoro!!
curlydevil ha detto…
Grazie per avermi fatto ricordare questo capolavoro che mette d'accordo le generazioni. Arte creata con arte. Un abbraccio.
Veronica ha detto…
Care amiche, vi ringrazio immensamente per i vostri commenti, siete sempre qui a sostenermi!
grazie, Maria, sei sempre gentilissima. Sono contenta di essere stata chiara, ho sempre timore si non riuscire a spiegarmi bene!
Vele, Fantasia è stato il primo film in assoluto che ho visto al cinema, con quest'opera ho un legame molto particolare!
Curly, centri sempre il segno: arte creata con arte, hai detto benissimo!
Prelibata degustazione, grazie al tuo approfondimento. L'associazione musica classica e scene colossal fu un guizzo di genio, e ciò che ne è sortito un vero capolavoro, splendidamente realizzato. Con in mente l'Odissea di Kubrick, mi chiedo se quello di Fantasia fu il primo di questi esperimenti...
Trovo invece di pessimo gusto l'idea del remake del 2000, non l'ho neanche visto.
Ciao, buona serata.
Veronica ha detto…
Il film del 2000 non fu un remake vero e proprio, solo una seconda parte del primo Fantasia. Ma non aveva nulla della sperimentazione e dell'altezza artistica del primo.
Un grande abbraccio, DOC!
Elfoscuro ha detto…
Una Disney al massimo del livello artistico. Unica.