Pagine ispiratrici

«Resta solo da rispondere ancora a una domanda che, immancabilmente, viene formulata da ogni ascoltatore o lettore quando gli si illustra il quadro delle regolarità delle nostre strutture compositive: "Ma sapevate tutto questo in anticipo? Avevate previsto questo in anticipo? Avevate programmato tutto in anticipo?".
Una domanda simile in genere tradisce la completa ignoranza di chi la pone circa le effettive modalità del processo creativo.
È del tutto erroneo pensare che, una volta conclusa la sceneggiatura - più o meno "di ferro" che sia - si concluda anche, con una meticolosa predeterminazione, tutto il processo creativo e il ritrovamento delle sue rigorose formule compositive.
Le cose non stanno così o, nel migliore dei casi, stanno così solo assai parzialmente. Soprattutto quando sia in gioco una costruzione di tipo "sinfonico" nella quale i pezzi vengono correlati in base a rapporti dinamici suggeriti dall'articolazione di un ampio tema emotivo e non in base a esigenze di pura narratività o di pura verosimiglianza.
Ma il processo creativo è strettamente connesso anche con un'altra circostanza, e cioè col fatto che nel corso del lavoro non vengono mai formulati quei "come" e quei "perché" i quali determinano di volta in volta la scelta delle "corrispondenze" e dei ritmi. Durante il lavoro una scelta appropriata non deriva mai da una valutazione logica, [...] ma nasce direttamente nell'azione.
Non si costruisce un'idea con delle deduzioni intellettuali, la si esprime in inquadrature e in processi compositivi.
Involontariamente vien fatto di pensare a Oscar Wilde il quale diceva che nell'artista le idee non nascono "nude" ma, al contrario, già vestite di marmo, di colori e di suoni.
L'artista pensa direttamente nel manipolare i suoi strumenti e materiali. Il suo pensiero si converte in operazione diretta, formulata non da una formula, ma da una forma. (Mi si perdoni questo gioco di parole, ma esso esprime tremendamente bene il rapporto reciproco di tutti e tre questi elementi).
Certo, anche in questa "spontaneità" le necessarie regolarità, le basi e le motivazioni proprio di questa e non di un'altra disposizione, attraversano il filtro della coscienza (a volte capita persino che vengano formulate a voce alta), ma la coscienza non si impegna nell'"esplicitazione" (doskazyvanie) di questi motivi, essa si dedica esclusivamente alla costruzione stessa. Il piacere di decifrare questi "fondamenti" fa parte di quel lavoro di analisi a posteriori che si realizza a volte molti anni dopo la "febbre" dell'"atto" creativo: quell'atto a cui si riferiva Wagner quando, all'apice della sua creatività, dopo essersi rifiutato di collaborare a una rivista teorica fondata da suoi amici scrisse: "Quando agisci non c'è nulla da spiegare".
Ma non per questo i frutti dell'"atto" creativo sono meno severi o regolari, come abbiamo cercato di dimostrare col nostro studio dei materiali del montaggio.»

da S. M. Ejzenstejn, Il montaggio verticale

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